mercoledì 4 luglio 2012

Fai tango?

Alle volte la vita mette a dura prova la nostra pazienza ma proprio in queste situazioni io mi sento chiamata a un'esercitazione zenyogamantrica e la affronto come una vera prova di equilibrio e stabilita'. Sabato sono andata a vedere uno spettacolo nel bosco: uno spettacolo di teatro, con un palco e panche adagiate su una tribuna naturale. Il posto magico, lo spettacolo meno ma io mi sentivo felice e serena.
Dopo lo spettacolo incontriamo un amico italiano e mentre ci appropinquiamo a bere spumante secco con succo di sambuco (bono!), il nostro movimento e' intercettato da un'altra italiana, mai vista e conosciuta che mi sbarra la strada e con un inconfondibile accento irritante gia' di per se', mi punta la lampada addosso e comincia a mitragliarmi di domande. Ve le risparmio tutte ma questa, secondo me, doveva essere messa agli atti:

"Mi ha detto tizio che anche tu FAI tango? Ma che FAI?"

Io, stordita gia' da una ventina di minuti, avanzo uno spontaneo:
"Come che faccio? Ballo!O cosa?"

"No, perche' io sono insegnante di tango nuevo a Parigi, capito?"
"Ah..ecco. Ora e' chiaro! Io invece non FACCIO niente, BALLO e basta."


Sara' una sottigliezza linguistica che molti non noteranno ma io credo che associare il verbo FARE al tango sia pensarlo esattamente come una qualsiasi altra attivita'.

Vedo gente Faccio cose...

E la ciliegina (o bacca di sambuco):
"Lo so che i tradizionalisti ci odiano, ma per me il nontango e' l'evoluzione del tango"..."Sai io e' da molto tempo che ballo, sono tre anni ormai."

Da dentro e' partito un movimento invisibile ma netto, una mano che si leva alta nel cielo, elegante e repentina descrive un'ampia iperbole con accento finale e un sottofondo sonoro che bisbiglia: mavaffanculo!